Un Masterplan Per Accompagnare La Riqualifica Del Palazzo Del Lavoro

 

L’allestimento di Ponti per la mostra di Italia ’61 che riscosse un enorme successo ed era lo specchio della cultura artistica e architettonica più avanzata del momento.

Ecco l’articolo uscito oggi su Repubblica Torino http://torino.repubblica.it/cronaca/2011/11/20/news/la_famiglia_nervi_chiede_un_tutor_per_il_restauro_del_palazzo_del_lavoro-25291688/

Come Associazione Pier Luigi Nervi Project riteniamo sia importante realizzare una tutela del Palazzo del Lavoro, un capolavoro dell’Architettura Internazionale del Novecento, simbolo delle grandi celebrazioni di Italia’61 e della citta’ di Torino.

Consci che il Palazzo del Lavoro non possa certo essere museificato, il progetto di trasformazione non deve solo rappresentare una sfida da un punto di vista immobiliare e commerciale, ma anche distinguersi per l’innovativo processo di riadattamento della struttura a una nuova vita.

Non deve pertanto essere condotto solo nel rispetto dei vincoli paesaggistici, urbanistici, edilizi e di contenimento energetico, ma anche del concetto di restauro dell’architettura del Novecento che ha ormai assunto internazionalmente un suo status autonomo e riconosciuto anche dall’Unesco attraverso un’organizzazione attiva in più di 50 paesi, Docomomo International (www.docomomo.com).

Mentre infatti all’estero e soprattutto in Olanda il recupero dell’architettura moderna è sentito come missione che incombe tanto sugli enti pubblici quanto sul privato, in Italia questo approccio non è ancora una prassi consolidata: gli unici due esempi virtuosi sono stati la trasformazione delle Officine Ico a Ivrea a cura di Vodafone (in cui l’amministrazione comunale ha avuto un ruolo determinante) e il restauro della facciata del grattacielo Pirelli che la Regione Lombardia ha abilmente trasformato in un’operazione di immagine, con un “cantiere evento” legittimato dalla consulenza di un pool di rinomati restauratori.

Preso atto che il Palazzo del Lavoro è stato vincolato dalla Soprintendenza per il suo valore culturale, ne consegue l’esigenza di seguire ancora più operativamente tutto lo sviluppo del processo di trasformazione, che sembra non possa essere portata avanti dalla Soprintendenza stessa.

A questo punto spetta al Comune ritagliarsi un ruolo di decisore e di garante della qualità del processo in un’ottica di tutela, adesso e nel futuro, di un bene pubblico che annualmente attira e attirerà molti visitatori stranieri, fungendo da vera e propria vetrina per Torino.

Per far sì che l’identità di impresa della committenza si coniughi con il rispetto della materialità e dell’aspetto originario il progetto andrebbe portato avanti, con la cooperazione e la consulenza scientifica con la nostra Associazione, da un team di professionisti qualificati nel restauro degli edifici moderni, che affianchi i progettisti scelti dal committente in grado di garantire un restauro consapevole che tuteli in tutto e per tutto la struttura di Nervi magari proprio sotto l’egida scientifica del Docomomo Italia.

Non possiamo rischiare infatti di perdere la straordinaria occasione di fare del progetto di trasformazione del Palazzo del Lavoro un caso di risonanza nazionale e internazionale di una procedura innovativa di intervento su una delle architetture più simboliche del Novecento italiano, proprio a conclusione delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia.

Del suo allestimento per l‘Esposizione Internazionale del lavoro , da tenersi nel Palazzo del Lavoro in occasione delle celebrazioni per il centenario dell’Unità d’Italia nel 1961, Gio Ponti diceva: «Nervi aleggerà sul mio lavoro a lui devotamente sottomesso». Con queste parole Gio Ponti risponde all’amico Nervi preoccupato per l’eccessiva altezza delle pareti dell’allestimento.

Sei mesi prima che Nervi si aggiudicasse l’appalto concorso per la costruzione del Palazzo, Ponti era stato incaricato dell’allestimento e della supervisione artistica dal presidente del comitato ordinatore della mostra, Giovanni Agnelli.

Nell’allestimento, «rinunciando a ogni soluzione che non lasci in vista tutte le colonne», Ponti progetta, in contrapposizione alla monumentalità dell’edifico di Nervi, leggere separazioni effimere in alluminio, perspex e acciaio inossidabile specchiante, disposte in modo da creare il maggior numero di visuali sulle colonne e sulla copertura ad elementi stellari. A Ponti poi il ruolo di coordinare gli architetti delle varie sezioni, da Ettore Sottsass a Marco Zanuso, da Lucio Fontana a Bruno Munari.